Gli indifferenti
Questo è l’ultimo post in cui parlo di scuola. Ho sempre pensato che per vedere come sta questo Paese bisogna infilarsi nelle scuole, nella aule, ma c’è un limite a tutto. Soprattutto al mio interesse per gli indifferenti. Coloro che abdicano all’esercizio dei propri diritti. Perché sì, e so che è difficile da capire qui ai confini del senso civico, ma i diritti acquisiti prima di goderli, bisognerebbe esercitarli. Solo che esercitare i propri diritti, dovere civico per eccellenza, in questo Paese vuol dire essere una rompicoglioni. Quindi, ebbene sì, io sono una rompicoglioni. Sono una rompicoglioni perché mi aspetto che la scuola sia adempiente nell’organizzare l’attività alternativa all’ora di religione (sarebbe obbligatorio). Sono una rompicoglioni perché mi aspetto che la scuola pubblica mostri delle prassi educative che prevedano l’inclusione e il rispetto per il prossimo, invece di praticare costantemente, e verbalmente, delle differenze tra chi è maschio e femmina, tra chi è fortunato e meno, tra chi viene a scuola e chi non ci va (e che “fa schifo” a detta di una prof). …